I bitcoin, la moneta virtuale tanto diffusa, sono diventati uno strumento di pagamento che trova applicazioni oltre ogni immaginazione, talvolta, purtroppo, perfino in situazioni illegali.
Ovunque si parla di bitcoin, dai siti alle migliaia di mail che viaggiano sulla rete per invitare le persone a farne uso e ad entrare in questo settore.
Per attuare un maggiore controllo su questo strumento di pagamento virtuale, controllo peraltro richiesto dal Fondo Monetario Internazionale, si potrebbe realizzare un vero e proprio connubio tra GIS e blockchain, il che servirebbe a georeferenziare il flusso di bitcoin.
La blockchain è uno strumento formidabile a tal fine. Il termine, che in Italiano significa “catena di blocchi”, indica un processo in cui un insieme di soggetti condivide risorse informatiche di varia tipologia per rendere disponibile alla comunità di utenti un database virtuale che di solito è di tipo pubblico, anche se esistono esempi privati in cui ognuno può avvalersi di una copia dei dati. Sostanzialmente viene utilizzato un protocollo di aggiornamento sicuro dalla comunità degli utenti e tecniche di validazione crittografiche in modo che i partecipanti al sistema possono fidarsi dei dati conservati dalla blockchain, che grazie al grado di attendibilità diventano veri e propri registri gestiti in maniera regolare e continuativa da autorità riconosciute e regolamentate.
Data l’alta attendibilità della blockchain, in vista del G20 di Buenos Aires, il presidente del Fondo Monetario Internazionale (FMI) Christine Lagarde ha dichiarato a CNN Money, come si legge in un articolo riportato dal sito italiano Corriere Comunicazioni, che la regolamentazione del mercato delle criptovalute a livello internazionale è assolutamente inevitabile e necessaria.
La strada da seguire, sempre secondo Christine Lagarde, consiste nello sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia sottostante, come la blockchain appunto, e allo stesso tempo garantire una maggiore stabilità finanziaria, attuando anche uno stretto controllo sui rischi dati dal riciclaggio di denaro e dai finanziamenti al terrorismo.
Altra nota dolente sono i rischi corsi da chi investe in bitcoin che non sono pochi, basta pensare che la moneta virtuale, negli scorsi mesi, è arrivata a perdere su Coinbase il 13% sotto gli 8.000 dollari.
Da più parti arrivano richieste di maggiore regolarizzazione e chiarezza nel settore, soprattutto nell’aria statunitense dove il fenomeno ha raggiunto livelli impressionanti e dove sono tanti i risparmiatori che finiscono con l’affidarsi a questo tipo di mercato monetario. Un esempio per tutti è dato dalla Securities and Exchange Commission americana che ha lanciato un appello chiedendo apertamente che gli exchange di criptovalute vengano al più presto tutti registrati per potere operare legalmente. In effetti le situazioni sfavorevoli legate ai bitcoin che si sono verificate non sono poche. Basti pensare che la Financial Services Agency, agenzia giapponese, aveva più volte chiesto ad alcuni exchange di apportare migliorie al loro sistema, tra queste era stata chiamata in causa la Coincheck, che non avendo adempiuto alle richieste a gennaio scorso ha visto andare in fumo 530 milioni di dollari di valute digitali a causa di un attacco hacker.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale quello che sembra un paradosso potrebbe invece rivelarsi un ottimo strumento di controllo, infatti le stesse proprietà decentralizzate che rendono la blockchain sovversiva la trasformano in una piattaforma efficiente di controllo.
Così le criptovalute, nate per dimostrare che le banche non servono più e che gli scambi economici possono avvenire anche senza il ricorso ai mezzi tradizionali, finiscono per diventare protagoniste di un’accesa discussione che coinvolge perfino FMI. Il timore è che la situazione possa sfuggire di mano alle agenzie dei mercati finanziari tradizionali e che l’abuso di questo strumento possa creare non pochi problemi dal punto di vista del controllo legale su alcuni settori economici.